E ancora sabato 27, al campo sportivo Gigi Piccoli, un incontro dedicato al giuoco del pallone e calibrato a pennello sulla bucolica location:
– alle 18.00 l’apertura tornelli, con i libri di MaceroNo e degli editori indipendenti
– alle 20.00 LA SVASTICA ALLO STADIO. Storie di persecuzione e di resistenza nel mondo del calcio sotto il nazismo, con GIOVANNI CERUTTI, storico, direttore dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e nel Verbano-Cusio-Ossola “Piero Fornara”.
Matthias Sindelar stava per guidare la nazionale austriaca – il Wunderteam che aveva dominato il calcio europeo negli anni trenta – ai campionati del mondo di Parigi, all’inseguimento di un più che probabile titolo che avrebbe posto un prestigioso sigillo a una delle più straordinarie carriere della storia del calcio mondiale, quando l’annessione dell’Austria alla Germania di Hitler, con lo conseguente scioglimento della nazionale di calcio austriaca, lo mise nelle condizioni di dover vestire la maglia della nazionale tedesca. Il rifiuto che senza esitazioni oppose alla convocazione del commissario tecnico Herberger cambierà non solo il corso della sua carriera, ma anche della sua vita.
Árpád Weisz ed Ernest Erbstein, alla guida rispettivamente del Bologna e del Torino, si stavano contendendo il campionato italiano, quando la promulgazione delle leggi razziali li costrinse a lasciare l’Italia e a vagare per l’Europa occupata. Due allenatori che hanno segnato l’evoluzione tecnica e tattica del gioco del calcio, introducendo innovazioni che ancora oggi ne costituiscono la base, terminarono le loro peregrinazioni uno ad Auschwitz, dove venne sterminato con tutta la famiglia, e l’altro a Budapest, dove riuscì a sfuggire alla feroce caccia all’uomo condotta dalle Croci frecciate di Szálasi, fanaticamente antisemite.
Giocatori e dirigenti della squadra di Amsterdam si ritrovarono dopo l’occupazione dell’Olanda, prima a cercare di mettere in salvo i propri soci ebrei e poi a organizzare i primi nuclei della Resistenza olandese. Negli anni sessanta, un piccolo gruppo di quei sopravvissuti costruì l’Ajax che, guidato da Johan Cruijff, lascerà un segno indelebile nella storia del calcio. Dieci anni dopo, l’imprevedibile corso della storia intreccerà quella vicenda con quella dei generali argentini nella Buenos Aires dei desaparecidos.