LADRI DI SPORT: domenica 8 giugno al Gigi Piccoli le pratiche di chi cerca di liberare lo sport dal business

Quando il grande business dello sport aggredisce comunità e territori, si rafforza il bisogno di una competizione diversa. Rubare lo sport ai ladri non è reato.

sport“LADRI DI SPORT. Dalla competizione alla resistenza” (Agenzia X 2014) è una raccolta di storie e testimonianze di realtà su cui ancora molto poco è stato scritto, che vanno dalle mobilitazioni anti-Fifa in Brasile alle polisportive antirazziste e autogestite in Italia, dalle lotte contro la discriminazione allo sport praticato dai richiedenti asilo.

Dalle Olimpiadi messicane del 1968, passate alla storia per il pugno chiuso di Smith e Carlos, ogni grande evento sportivo si è scontrato con episodi di contestazione. In un momento in cui lo sport, e in particolare il calcio, è sempre più un affare miliardario, in diverse parti del mondo sono emerse forme di resistenza sportiva organizzate da persone che non possono o non vogliono far parte dello spettacolo.

Non è solo una questione di soldi, ma soprattutto di valori. Recuperando e reinterpretando lo spirito originario del gioco, l’attività sportiva viene intesa e praticata come un bene comune, come la condivisione di vittorie e sconfitte senza rincorrere gli apici delle classifiche. Un modo per recuperare e ridefinire luoghi e spazi in cui la competizione da fine si trasforma in mezzo per resistere alle gerarchie sociali esistenti.

Gli autori:

Ivan Grozny (pseudonimo di Ivan Compasso) fa parte da una decina di anni della redazione di sherwood.it, presso cui ha di recente ideato e condotto il programma “Brasils” su sport e resistenza in Brasile. Ha collaborato a “Sciacalli” di Corrado Zunino. È direttore della testata online www.sportallarovescia.it.

Mauro Valeri ha diretto l’Osservatorio nazionale sulla xenofobia ed è responsabile dell’Osservatorio su razzismo e antirazzismo nel calcio. Ha pubblicato diversi libri tra i quali: Che razza di tifo. Dieci anni di razzismo nel calcio italiano e Stare ai Giochi. Olimpiadi tra discriminazioni e inclusioni.

Il saggio sarà presentato domenica 8 giugno alle 18.30 al campo sportivo Gigi Piccoli. Sarà presente il co-autore Ivan Grozny.

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Tatù per tutti: sabato 7 giugno Sailor Vito approda al Malacarne

locandina BC10 sailor vito ok«Sailor Vito un tatuatore? Ma vaffanculo và!»
Popeye

Il “Libro di Sailor” (Legno – L’antitempo 2014) è un volume in bianco, nero e rosa che raccoglie 190 tatuaggi inediti, due poster serigrafati, due trasferibili per la pelle.

«È una satira sul tatuaggio, una citazione del tatù da galera, un omaggio alla forza della natura».

Parola dell’autore: Vito Manolo Roma, alias Sailor Vito, disegnatore, grafico, selezionatore di suoni, giovane tatuatore. Fra le sue esperienze, la mostra a Beirut “Doppio senso”, la direzione artistica de “L’antitempo”. Il fumetto «Ròbert» su Saviano rovinò definitivamente la sua reputazione. Fondatore di Bigshot, crew di dj milanesi feticisti di vinili, grafico editoriale e, attualmente, art director de linkiesta.it.

Durante la serata sarà possibile farsi decorare l’epidermide. Qui una carrellata dei suoi lavori.

A seguire Sailor Party #03, dj-set su vinile: Rhythm and Blues, Soul, Funk, Jamaican Soul, Early DUB.

Appuntamento sabato 7 giugno alle 21.30 al Barassociazione Malacarne.

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Venerdì 6 giugno per le strade di Veronetta la Piccola Compagnia Improvvisata presenta IL MORBO ROSA, il nuovo romanzo de L’ombroso

locandina BC10 morbo rosa_bassaL’ombroso, il rotocalco di satira clandestina che misura da oltre un lustro il cranio ai cittadini dell’unica città dell’amore degna di questo nome, si ributta nella mischia con questa seconda avventura editoriale. Dopo aver sondato il futuro con il beast-seller “Adieu Pearà”, approda al passato con “Il morbo rosa. Ovvero di come la gaia peste si diffuse nella bella Verona”, una commedia ambientata nel 1690, vergata «per il sollazzo del Cardinal Porchetta che sa apprezzare le gioie sottili della vita» dal noto contastorie Guy de Guillon e illustrata dallo meraviglioso maestro Gianni Burato.

L’evento (una prima nazionale) avverrà sotto forma di rappresentazione teatrale itinerante, tra cortiletti e locande, ove verrà distribuito il libello e un prezioso amuleto, antidoto al perniciosissimo morbo. Il tutto culminerà alla taverna della Mala Carne, ivi maestro Burato firmerà a modo suo le copie della preziosa commedia.

Venerdì 6 giugno dalle ore 21.30: Libreria LIBRE! / Circolo Arci CAÑARA / Barassociazione culturale MALACARNE

 

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ETNOGRAFIA DEL QUOTIDIANO: lo studio antropologico di Marco Aime “sull’Italia che cambia” apre la decima edizione di Brutti Caratteri

“La buona antropologia ci insegna che l’esotico è singolarmente vicino, e il gran merito del libro di Aime è di avercelo confermato ancora una volta”.

Jean-Loup Amselle

AIME Etnografia del quotidiano_COVER.inddDove va l’Italia?

Marco Aime prova a rispondere a questa domanda utilizzando gli strumenti dell’antropologo nell’analisi di alcuni momenti e luoghi della quotidianità pubblica: la parata del 2 giugno, la percezione «magica» della Borsa e del potere finanziario o il modello disviluppo del sistema ferroviario. Ne emerge una società incapace di trovare principi condivisi e caratterizzata da una struttura ufficiale debole cui si contrappone una antistruttura forte, ma disarticolata, che impedisce il nascere di una coscienza collettiva. Da qui deriva la criticità del rapporto tra cittadino e Stato, un’istituzione che nel nostro paese conserva i tratti tipici dei regimi autoritari, sebbene celati nelle pieghe della legalità.

Il metodo e gli esiti di questa indagine saranno discussi insieme all’autore giovedì 5 giugno alle 18.00 alla libreria Libre! in via Scrimari 15b. 

 

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Marco Aime, dall’introduzione a “Etnografia del quotidiano”

Bringing it all back home

Perché un antropologo si trova a occuparsi dell’oggi e del qui? Per “comune decenza” si potrebbe dire, evocando George Orwell. Perché lavorando per una istituzione pubblica, quale è l’università, sostenuta economicamente dal contributo di tutti i cittadini, a volte si sente il bisogno di portare un piccolo e modesto apporto alla comprensione della società in cui si vive quotidianamente. Per certi versi si tratta di un problema di “restituzione”, tema quanto mai dibattuto nell’antropologia contemporanea e giustamente riferito in genere a popolazioni lontane.

[…]

L’antropologo generalmente fonda le sue ricerche di terreno e spesso costruisce la sua carriera accademica sulla benevolenza, sulla pazienza e sulla competenza delle persone che lo aiutano quando è sul campo. Quando poi torna a casa, si mette dietro a un computer e scrive di e su quella gente, raccontando di loro secondo la propria visione e la propria interpretazione. Nella maggior parte dei casi, soprattutto in passato, accadeva che quelle persone, che tanto avevano collaborato alla ricerca, finissero nell’album dei ricordi se non nel dimenticatoio. E quasi mai la comunità o il gruppo studiato potevano vedere, discutere quanto era stato scritto su di loro.

Riflettere, utilizzando gli strumenti a disposizione dell’antropologo, su alcuni aspetti della propria società, è un tentativo di condividere con altri membri dello stesso gruppo delle possibili letture di alcune criticità e di alcuni aspetti socio-culturali caratteristici della nostra epoca.

[…]

Due aspetti emergono in maniera forte da questi saggi: il primo è l’immagine di una società che sembra non credere ai propri stessi principi, che presenta una struttura ufficiale debole, ma una forte, sebbene disarticolata antistruttura, che agisce in modo disordinato, impedendo il nascere di una coscienza collettiva. Il secondo, conseguenza del primo, è la criticità del rapporto tra Stato e cittadino, che nel nostro paese conserva ancora tratti caratteristici di regimi autoritari, anche se celati nelle pieghe della legalità.

Nel primo saggio un’analisi antropologica della parata del 2 giugno, cerca di mostrare in che misura lo Stato si identifichi molto di più nel suo aspetto bellico-militare che non nella società civile.

[…]

Un altro elemento piuttosto significativo del nostro paese è che in molti casi il rapporto Stato-cittadino è asimmetrico. Il cittadino viene trattato da suddito, cosa che non dovrebbe accadere in uno Stato che si proclama democratico. Nel saggio intitolato Doppio binario ho usato il caso delle ferrovie, metafora quanto mai ricca ed esauriente dell’evoluzione della società italiana, per mettere in luce tale disparità di trattamento e molte delle modalità che confermano come il nostro rapporto con lo Stato sia prevalentemente conflittuale, anche a causa di un atteggiamento tendenzialmente vessatorio del primo nei nostri confronti.

Anche Un treno, una valle, prende spunto dagli eventi della val di Susa, per riflettere sul concetto di democrazia partecipata e di bene comune, due aspetti tra i più dimenticati nel dibattito pubblico nazionale, che nel caso specifico del progetto dell’alta velocità/capacità, si traducono in uno scontro tra un’idea quasi integralista di sviluppo, inteso come crescita assoluta e continua e una concezione di gestione della cosa pubblica, che parte dal basso. Se di democrazia ancora si tratta, la nostra è certamente incompleta e per molti versi irrisolta, con una evidente tendenza all’allargarsi della distanza tra Stato e cittadini.

[…]

Paese dall’«identità timida» (la definizione è di Ilvo Diamanti) l’Italia conosce ancora molti localismi, che da un lato contrastano lo Stato, ma dall’altro ne godono i benefici. Localismi che si sono tradotti, negli ultimi due decenni, anche in politiche di esclusione e in alcuni casi, di matrice razzista. L’eterno stato di emergenza che sembra caratterizzare la vita civile del nostro paese, ha impedito che si avviasse una seria riflessione sul passato. La conseguenza è il non aver mai saputo fare i conti con il colonialismo, nascosto in qualche pagina marginale dei manuali scolastici e ignorato dai media, con il conseguente consolidamento del mito degli “italiani brava gente”; con il fascismo, che si manifesta ancora oggi in forme diverse, talvolta anche istituzionali; con il problema delle migrazioni, per cui la memoria di decenni di emigrazione forzata è stata rimossa in un baleno, per lasciare spazi ad atteggiamenti di rifiuto nei confronti di chi oggi subisce la stessa sorte dei nostri nonni. È questo il tema centrale del quinto saggio dal titolo Nuovo tribalismo e i difficili conti con il passato.

[…]

Tre diamanti è infine una riflessione, forse un po’ ironica, ma non troppo, sulle sorprendenti analogie che ricorrono tra il mondo della finanza e le credenze di stregoneria. In entrambi i casi ci si trova a confrontarsi con forze che non controllabili dall’individuo coinvolto e in entrambi i casi si pensa di ottenere grandi vantaggi, utilizzando strumenti che sono al di fuori di quelli quotidianamente usati e del nostro controllo. Tanto in Wall Street quanto nello stregone, occorre credere ciecamente per frequentarli.

Questi piccoli saggi sono un modesto contributo a una riflessione su noi stessi e forse, proprio perché come dice Jean-Loup Amselle «tutta l’antropologia è politica», sono un modo di fare politica. Una restituzione alla comunità che condivido e che spero possa essere migliore di quanto non lo sia adesso.

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10 BRUTTI CARATTERI. Buoni libri, belli fumetti

Ci sono culture che non badano a essere spendibili sul mercato o a risultare gradite al potere. Culture che fanno dell’attitudine critica verso la mercificazione e l’autorità ciò che le caratterizza. Culture scritte, orali, visuali, sonore che amano la contaminazione fra i generi, il meticciato, la sperimentazione, la pratica dell’autogestione. A queste culture abbiamo voluto dare voce, per nove volte più una.

Brutti caratteri 10. Anche stavolta, non ce lo facciamo mancare.

Scarica il pieghevole del programma Bc 2014.

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